Con il TAS si fa più specifico il viaggio all’interno di sé, alla ricerca delle origine delle proprie problematiche, ma soprattutto per approfondire l’autoconoscenza. Si impara ad accedere alle parti più sane, più ricche, più profonde della persona.
Predomina l’emisfero del cervello dove ha sede il sogno, la musica, il colore, le emozioni, i sogni, quella parte di noi spesso trascurata, almeno nella nostra cultura, così legata alla ragione.
Ci si allena ad immaginare.
Non è del tutto una novità. Fin dall’inizio dell’apprendimento del Training Autogeno, il terapeuta invita ad immaginare uno spettacolo di quiete prima di iniziare l’esercizio della calma.
Spesso gli allievi hanno già sperimentato qualche altro vissuto “superiore” durante i consueti allenamenti. Immagini improvvise, incursioni di colori, stimoli indifferenziati, come dei brevi sogni.
Adesso si tratta di lasciar fluire anche quelli. Non ci si deve aspettare nulla, nulla va cercato attivamente: ora più che mai si contempla passivamente, senza interferire in alcun modo con la volontà, la razionalità, le aspettative.
Una volta raggiunto lo stato di stato di concentrazione passiva ci si dispone a “lasciar apparire davanti agli occhi della mente un colore”. Si resta in attesa passiva e, in un tempo variabile da persona a persona, “appare” un colore, colore personale.
A proposito di questa, come delle visualizzazioni degli esercizi successivi, occorre precisare che non si tratta di semplice “immaginazione”, ma, come la definisce Schultz, “una visione interiore (…) una percezione figurata” (Schultz, ediz. italiana 1972, pag 386). Per dare un’idea di come può essere pregnante una visualizzazione in stato di concentrazione passiva, ecco come Bazzi descrive un’esperienza personale:
Eseguiti gli esercizi inferiori, rivolgo lo sguardo in alto e immagino di “salire” (…); improvvisamente insorge una luce accecante, sin dalla prima volta, senza alcuna “intenzione”, che dura pochi secondi. Appunto la prima volta ne rimasi così sorpreso che aprii gli occhi pensando di essere stato abbagliato dall’illuminazione della stanza ad opera di qualcuno. In seguito ho avuto notizia di esperienze yoghiche (…) che potrebbero talora avere una lata analogia con questa. (Bazzi – Giorda, 1979, pag. 103).
La visualizzazione del colore personale introduce alla prima tappa della esplorazione dei contenuti profondi della psiche, ed è strettamente legata alla psicologia dei colori e del loro significato psicodiagnostico; basti pensare al significato del colore nel test di Rorschach e ai lavori di W. Luscher sulla psicologia del colore.
in pratica, una volta assunta la consueta posizione, in poltrona o sul letto (da evitare la posizione del cocchiere) si eseguono di seguito i sette esercizi inferiori. Dopo aver realizzato l’ultimo esercizio, quello della Fronte fresca,si ripete mentalmente:
agli occhi delle mente lascio apparire un colore
La durata dell’esercizio è di circa 20-30 minuti, e si consiglia di e ripetere l’esperienza per almeno un mese.
Insieme, allievo e terapeuta, cercheranno di interpretare il significato profondo dei vissuti che emergono.