Il Training Autogeno come psicoterapia breve
Il Training Autogeno non è soltanto una tecnica di rilassamento assai valida, ma con la guida dello psicoterapeuta, può costituire la base di una psicoterapia breve molto efficace che viene denominata psicoterapia autogena o bionomica (da bios, vita e nomos, legge, cioè che segue e rispetta le leggi della vita).
Grazie all’apprendimento del Training Autogeno di base si può, in prima battuta, raggiungere sedazione dell’ansia generalizzata e degli eventuali sintomi a questa correlati.
A questa prima fase di sedazione emotiva, segue una successiva di normalizzazione neurovegetativa: migliorano tutte le funzioni dell’organismo.
Ciò comporta maggior sicurezza e fiducia in se stessi e motivazione a proseguire nel percorso terapeutico.
In molti casi, già a questo punto migliorano i sintomi che hanno portato a rivolgersi al TA.
Successivamente è possibile proseguire nella terapia attraverso tecniche approfondimento della conoscenza della persona.
Tale ulteriore percorso esula dagli obiettivi di queste pagine e deve essere effettuato assieme allo psicoterapeuta esperto di psicoterapia autogena.
Il Training Autogeno come terapia: le formule specifiche
Arrivati a questo punto del percorso, è possibile personalizzare il TA tramite l’elaborazione di formule specifiche dirette al sintomo somatico (le cosiddette formuled’organo) e comportamentale (formule di proponimento).
Vediamo di che si tratta.
Abbiamo visto che la ripetizione di una formula porta a sperimentare il vissuto che la formula stessa suggerisce: grazie alla formula “mano destra pesante”, possiamo provocare un rilasciamento muscolare, che viene percepito appunto come pesantezza.
La stessa cosa – una volte che si è esperti di TA – può avvenire per provocare vissuti specifici, rivolti a un organo oppure a un comportamento.
Ad esempio possiamo “suggerire” allo stomaco di rilassarsi e di non secernere succhi gastrici in eccesso, e in tal modo possiamo prevenire e curare una gastrite.
Oppure, possiamo programmare la nostra mente a parlare in pubblico in maniera fluente, senza lasciarci influenzare dall’ansia o dalla tensione.
O, più in generale, possiamo modificare in senso positivo alcune caratteristiche di personalità, la fiducia in noi stessi, ad esempio.
Questo è possibile grazie a una serie di fenomeni complessi, che hanno a che vedere con i concetti di ideoplasia e concentrazione passiva, di cui si è parlato all’inizio del percorso.
Durante la contemplazione passiva si realizza un particolare stato di coscienza caratterizzato da una predominanza emisferica destra, in virtù della quale viene allentato il controllo razionale.
In tale situazione è possibile esperire vissuti tipici, che investono sia la sfera fisica che quella psichica, come sa bene chi è esperto di TA.
Per effetto dell’ideoplasia è possibile tramutare un’idea in un vissuto somatico: la distensione muscolare, la pesantezza, il calore, la sensazione di fresco.
Utilizzando questi due principi, nonché le leggi che governano l’apprendimento (la ripetizione dei contenuti da apprendere, la significatività degli stessi, la motivazione all’apprendimento), Schultz ha ritenuto di poter modificare alcuni vissuti corporei disfunzionali e anche alcuni comportamenti indesiderati, attraverso la ripetizione mentale di formule specifiche, o proponimenti.
Il risultato che si ottiene è molto simile alla realizzazione degli ordini post ipnotici che si usano in ipnosi.
Tali formule vanno elaborate alla fine dell’apprendimento dell’intero ciclo inferiore del T.A., quando ormai il paziente è padrone dei sette esercizi standard ed è in grado di richiamarne i vissuti in maniera automatica.
Una volta elaborata la o le formule utili al problema specifico, queste vanno ripetute alla fine delle abituali ripetizioni dei primi sette esercizi.
Schultz distingue tra le formule volte a modificare un vissuto corporeo, le Formule d’organo, e quelle che possono essere utilizzate per modificare comportamenti inefficaci, o disfunzionali, le Formule di comportamento, appunto.
Per elaborare le formule adatte alla propria situazione personale, è necessaria l’assistenza del terapeuta, che suggerirà il metodo per la creazione delle formule utili alla soluzione del problema e ne valuterà l’efficacia.
Desensibilizzazione autogena
Si tratta di una tecnica più complessa della semplice elaborazione di formule specifiche e può essere suggerita al paziente in aggiunta a queste ultime.
Anche in questo caso la base teorica del procedimento è assai simile a quel che avviene durante la trance ipnotica, quando il terapeuta guida il paziente ad immaginare la situazione che teme e, nel frattempo, pronuncia parole atte ad abbassare il livello di ansia riguardo la situazione stessa.
Nel caso della desensibilizzazione autogena si può ottenere una modificazione comportamentale in questo modo: si guida il paziente in stato autogeno ad immaginare la situazione che gli genera timore e lo si stimola a produrre immagini mentali di intensità crescente di ansia.
Ad esempio, nel già citato caso della fobia della guida dell’automobile, si può invitare il paziente ad immaginare se stesso nell’atto di prendere le chiavi dell’auto e uscire di casa (intensità minima di ansia). Poi si aumenta l’intensità, facendogli immaginare di salire in auto, accendere il motore, fare qualche breve giro intorno a casa e poi allontanarsi sempre di più dai luoghi familiari e rassicuranti, fino a fargli immaginare di poter andare ovunque. In seguito egli metterà in atto da solo il comportamento temuto, mentre le parole del terapeuta, registrate dalla sua mente inconscia, “lavorano” contro la sua paura.
Anche in questo caso, è necessaria l’assistenza del terapeuta.
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