Il 16 aprile 2013 Lucia Annibali, giovane avvocatessa di Pesaro, rientrando la sera nel suo appartamento, trova ad attenderla un uomo che le lancia dell’acido sul viso e su una mano, sfigurandola. Lucida e determinata, pur nel dolore tremendo e nella confusione del momento, Lucia fa subito il nome del mandante: Luca Varani, anch’egli avvocato, con cui ha avuto una relazione tormentata.
Varani viene arrestato la notte stessa.
Inizia per Lucia un calvario difficile da descrivere, fatto di interventi dolorosi e alternarsi di speranze e delusioni.
A distanza di un anno, proprio nei giorni in cui Varani viene condannato a vent’anni di carcere, Lucia Annibali pubblica la sua storia, in collaborazione con la giornalista Giusi Fasano, che con delicatezza e competenza la aiuta a dare parole al suo dolore.
E’ la storia di un anno di vita: dalla sera dell’acido – le Twin Towers della vita di Lucia – fino all’inizio della nuova vita.
Entriamo, anzi, veniamo catapultati, nella vita di Lucia la sera dell’agguato e la seguiamo con il fiato sospeso al Pronto Soccorso di Pesaro e poi al Centro Grandi Ustioni di Parma, mentre di ora in ora si svelano terribili verità: gli occhi non vedono più e non si sa se vedranno ancora, la pelle cola via e con essa i connotati del bellissimo volto di Lucia.
Lei non molla: decide subito di farcela, lo deve a se stessa, alla sua splendida famiglia che soffre accanto a lei, e, soprattutto, vuole, deve, voltare pagina, chiudere con la vita di prima, con il rapporto di non amore, il mostro che l’ha portata fin qui. E non c’è posto per l’odio e il rancore: chi ha voluto tutto questo diventa semplicemente “lui”, non merita nemmeno un nome, il suo nome Lucia non lo pronuncerà più.
Se c’è un mostro che ha voluto uccidere Lucia offendendone la bellezza, c’è anche un mondo di persone bellissime, Lucia le scopre giorno per giorno, mentre la prendono per mano per uscire dalla disperazione: dalla famiglia agli amici, dal personale medico agli investigatori, fino alla gente comune che vuole farle giungere una parola di solidarietà. Tutti hanno un posto in questa vicenda corale di solidarietà e di risposta all’odio e alla follia distruttiva.
Nel suo letto di ospedale, al buio in cui è sprofondata, Lucia rivive la sua storia di non amore, per raccontarla agli inquirenti, ma anche per liberarsene per sempre.
E noi la seguiamo con lei, stupiti quanto lei del fatto che non si sia accorta di tanti segnali, campanelli di allarme che – visti da fuori – farebbero dire a chiunque: “Ma come, non ti accorgi che in questa relazione troppe cose non vanno?”
Non deve essere stato facile scrivere queste pagine, ma leggendole si avverte l’urgenza che le ha dettate; è una sorta di percorso terapeutico che, come tale, ha in sé tanto dolore, ma promette alla fine la consapevolezza e la libertà.
Mi piacerebbe che tante persone leggessero questo libro per ricordarsi che il coraggio e la determinazione permettono di vincere anche le battaglie più dure e Lucia ce lo dimostra: è grazie al suo coraggio che giorno dopo giorno ha ricostruito il suo volto, ha ridato luce ai suoi occhi che sembravano spenti per sempre e ha iniziato una nuova vita, più intensa e significativa che mai.
Vorrei che lo leggessero in tanti – uomini e donne – perché il monito di Lucia è che la violenza, la mancanza di rispetto e di lealtà non sono mai segni di amore, ma atti da respingere sempre, fin dal primo momento: accettarne o sottovalutarne uno può significare l’inizio di una catena senza fine che può portare conseguenze tragiche.
Il Presiedente della Repubblica ha conferito a Lucia l’Onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica italiana, e ha scelto l’8 marzo 2014, la giornata mondiale della donna, per onorare assieme a lei tutte le donne che hanno subito violenza.
Si tratta di un gesto significativo, ma non va dimenticato che la violenza non ha genere.
Lucia Annibali – Giusi Fasano, Io ci sono. La mia storia di non amore, Rizzoli, 2014.